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Bias (dall’inglese pregiudizio, distorsione) è un’ installazione ambientale composta da stampe fotografiche, voci e suoni, frutto della committenza ricevuta da Fondazione Maxxi in collaborazione con MUNDA Museo Nazionale d’Abruzzo. Il lavoro, presentato a marzo 2022 nella collettiva In Itinere a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Fanny Borel, è parte della collezione MAXXI Arte.

 

Oggetto della committenza è lo scheletro fossile del Mammut meridionalis ritrovato in provincia dell’Aquila nel 1954, divenuto simbolo della città e considerato dalla comunità scientica internazionale tra i reperti più imponenti e completi al mondo. Punctum concettuale del lavoro è la sua zanna sinistra, unica parte invisibile, mai ritrovata e persa presumibilmente in vita. La perdita di questa “difesa”, come definita in paleontologia, diventa in Bias frattura nel tempo profondo capace di sovrapporre le nostre fragilità a quelle dell’animale preistorico; rivelatrice di quella cecità che caratterizza il nostro tempo, vertigine temporale volta a svelare l’intima connessione tra le ere geologiche.

 

L’opera è composta da ventuno stampe fotograche e due paesaggi sonori, con voci di attiviste climatiche ed esperte in paleontologia, geologia, sica dell’atmosfera, biologia, che di concerto con i riferimenti sonori all’acqua e agli ambienti contemporanei suggeriscono riessioni sulla ciclicità del tempo e sul fragile equilibrio del nostro ecosistema, in bilico tra estinzione e rinascita. La serie fotografica si origina da dettagli dello scheletro fossile e delle gole di San Venanzio (AQ), soglia morfologica attraverso cui il grande lago pleistocenico del bacino aquilano, habitat del pachiderma, si estinse anch’esso nel corso delle ere geologiche per confluire verso il mare Adriatico. (Foto allestimento: courtesy Fondazione MAXXI)

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